8 luglio – 3 settembre
Open Air Museum Italo Bolano, Isola d’Elba
Intervista a Mimmo Roselli [serve un titolo all’articolo, pensiamoci]
Mimmo Roselli (Roma, 1952), artista internazionale che ha fatto dell’osservazione dello spazio un modo di ridisegnare il mondo che lo circonda, torna in Italia con la mostra Volume piano, a cura di Erica Romano, presso l’Open Air Museum Italo Bolano all’Isola d’Elba, ospite di Alessandra Ribaldone, Presidente della Fondazione Italo Bolano. La personale, che verrà inaugurata sabato 8 luglio, presenterà grandi sculture-installazioni site-specific all’interno del giardino del museo e una serie di acquerelli, tutti eseguiti all’isola d’Elba, con l’intento sia di raccontare la tensione emotiva che lega l’artista a questo territorio sia di invitare il pubblico a concepire e ad attraversare gli spazi che abitiamo in modo nuovo e profondamente creativo.
Er.: come nasce il progetto espositivoper l’Open Air Museum Italo Bolano all’Isola d’Elba?
Mimmo: Dopo molti anni di lavoro all’estero in cui sono stato lontano dal panorama espositivo in Italia, ho deciso di accogliere l’invito di Alessandra Ribaldone, moglie di Italo Bolano (1936-2020) e Presidente della Fondazione a lui dedicata, a realizzare una mia personale per l’estate 2023 dell’Open Air Museum all’Isola d’Elba. Italo Bolano era un artista elbano e lo conoscevo da molti anni, sin dagli anni ‘70. All’Open Air Museum, un centro per le arti che aveva fondato nel 1964, venivo a trovarlo tutti gli anni e ci raccontavamo le nostre storie. Sull’isola ci incontravamo anche in altri luoghi, ma il più significativo era questo. Nonostante le sue delusioni legate all’incapacità dell’isola di comprendere il suo messaggio culturale, Italo era un combattente. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2020, desidero dunque costruire un abbraccio a Italo nel luogo a lui più caro.
Er.: hai accennato al tuo lavoro all’estero, dove si è svolta maggiormente la tua attività?
Mimmo: La mia attivita’ espositiva ha compreso vari continenti, esclusi Africa ed Australia. Dell’Africa ho molta curiosita’ e spero di ricevere un invito ad esplorare quelle regioni. Ho collaborato con un regista, Massimo Luconi, che ha fatto del Senegal un luogo importante di ricerca. Nelle mie stagioni ho dedicato molto lavoro alla Bolivia con i Guarani, terza etnia del paese. Con loro ho fondato, insieme ad un frate francescano, Tarcisio Ciabatti, una Scuola di Arte e Musica nel Chaco Boliviano e nello stesso territorio, nel 2016, ho aperto un Festival delle Arti (di Santa Rosa di Cuevo), allo scopo di aiutare la Scuola ad aprirsi ad altri linguaggi, riflettendo sulla propria cultura di popolo.
Er.: quali progetti più importanti ti legano invece all’Italia?
Mimmo: Ho collaborato nella mia attivita’ in Italia con Andrea B. Del Guercio, dal quale sono stato invitato a varie importanti mostre, la piu’ significativa delle quali e’ stata la mostra inaugrale del GAMeC di Bergamo, “Ottovolante Per una collezione d’arte contemporanea”, con altri autori come Bruno Cora’ ho allestito la mia prima personale nella Galleria Il Ponte a Firenze, dopo molta militanza all’estero dal 1992. Non ho lavorato molto in Italia, pur avendo incrociato altri luoghi importanti, come per esempio il Museo Pecci. Ho fatto altre esperienze importanti in Italia con autori non italiani, come Ronte, Zorn, Stastny.
Er.: venendo alla tua produzione, quando ho avuto il piacere di conoscere la prima volta il tuo lavoro, ho sentito subito in essi una certa “tensione emotiva” con i luoghi e gli ambienti in cui decidi di intervenire in modo però estremamente ponderato e razionale. Dunque, che rapporto instauri con essi e con la tridimensionalità dei loro volumi?
Mimmo: di grande appartenenza nel tempo e nello spazio, come ben la individua Robert C. Morgan in Sculpture News, per il mio lavoro nella Biennale di Venezia del 2013. La mia tridimensionalita’ nasce nelle mie pitture astratte di paesaggio, dove ho sentito cosi’ tanto il desiderio dello spazio che ho voluto sperimentarlo. Il mio primo progetto tridimensionale e’ stato concepito per una piazzetta storica del centro fiorentino intorno agli inizi degli anni ’90. La prima realizzazione e’ del 2002 per il Kunstverein di Heidelberg.
Er.: quale pensiero e quali scelte operative, o più s trettamente legate ai materiali, si celano dietro le tue corde, che mi piace definire spaziali?
Mimmo: le mie corde nello spazio corrispondono alle linee-solchi delle mie tele. Tagliano lo spazio quanto basta per percepire lo stesso in modo differente. Nello spazio ho scelto la tensione delle linee per non indulgere alla tenerezza, come faccio nei miei lavori d’acqua.
Er.: quanta importanza ha il suono nel tuo processo e in che modo interagisce con il tuo lavoro?
Mimmo: devo dire che il suono del silenzio mi e’ molto caro. Ho impostato una mia mostra a Venezia e a New York del 2018 sul suono di una accordatura di un magnifico organo tedesco. Accordare e’ parte del mio lavoro installativo. La risultanza dei punti dove passano le mie linee e dove, un punto molto esatto, si inabissano e’ legata ad una sorta di accordatura dello spazio datomi attraverso la soluzione spaziale data dalle mie corde
Er.: negli acquerelli, invece, tutti di piccole dimensioni, sottolinei la bidimensionalità mentre il concetto di linea assume un valore nuovo, facendosi curva o venendo attraversata da macchie di colore. La pagina sembra diventare un mondo altro, dove diventa evidente la relazione che instauri con le piccole cose in un sentire più intimo. Come cambia qui la visione della realtà o della tua realtà?
Mimmo: si e’ vero gli acquarelli sono generalmente di piccole dimensioni, ma nel 1992 per l’Accademia dell’Arte del Disegno in Firenze ho affrontato la grande dimensione della carta, che mi ha affascinato, ma la possibilita’ di averla a disposizione in ogni luogo mi ha fatto prediligere la piccola dimensione. I miei lavori su carta alla fine sono da una parte piu’ intimi, ma sono il frutto anche del lasciare libera la mano andare in territori, sempre di paesaggio, come quelli dell’Elba che presento qui nel Centro Bolano.
Er.: in qualche modo la percezione nel tuo lavoro vuole essere alterata, pertanto cosa viene suggerito dall’immaginazione oppure si può parlare di “memoria falsificata”?
Mimmo: interessante una discussione sulla memoria falsificata. Ci vorrebbe un libro intero per rispondere a questa domanda. Mi interessa molto, alterando lo spazio, che si possa guardare a quello spazio in un modo inusuale, che ci faccia riflettere sulla realta’ che guardiamo e che in qualche caso rimbalzi su tratti di memoria, che a volte ci falsifica il ricordo.
Er.: un’ultima domanda, mi piacerebbe conoscere i tuoi prossimi obiettivi professionali e quale evoluzione possibile o spinta interiore intuisci nel tuo lavoro?
Mimmo: vorrei cimentarmi con il Cassero Medievale di Prato , da poco da me scoperto. A parte questo desiderio scattatomi forte nel momento che ho visto questo luogo per la prima volta, sto preparando per il prossimo anno una mostra in New York, dove voglio presentare l’esperienza di Bolivia in uno spazio, no profit, che si occupa di arte e politica, The White Box. La politica, come dicevano gli antichi greci, e’ una grande arte, ma se ne e’ persa la memoria. E’ banale, ma vero, che ogni nostro atto e’ politico. Allora come artista vorrei contribuire a comprendere meglio come si fa ad uscire da questa fantapolitica. Forse insistendo su silenzi e accordature.
Storia Open Air Museum Italo Bolano
L’Open Air Museum è stato ideato e realizzato dall’artista elbano Italo Bolano nel 1964 con il nome di International Art Center, attualmente sezione culturale del Museo. In quei primi anni arrivarono personaggi come la russa Nina Melova e Lasar Galpern, collaboratore di Chagall al teatro di Mosca, il francese Chevallier, il tedesco Schumaker e tanti altri. L’Elba e il Centro di Italo, uno spazio d’arte pieno di iniziative, erano una scoperta. Ancora oggi è crocevia internazionale dell’arte e della cultura ed è un luogo dove artisti e pubblico possono incontrarsi, discutere, lavorare o intrattenersi nel parco, in un’atmosfera magica, arcade, fuori del tempo. Infatti, qui l’arte e la natura vivono in perfetta armonia e i 30 monumenti, come guardiani della valle, si fondono con suggestione in un parco di 10.000 metri quadri di piante mediterranee, mimose, eucalipti, cipressi, mirti, oleandri ecc. Le grandi ceramiche monumentali esprimono l’isola interiore di Italo Bolano con il suo espressionismo astratto. In questo storico ambiente, Italo Bolano ha sempre realizzato manifestazioni culturali tra esposizioni, incontri-dibattito, conferenze, teatro ecc.
Oggi il Museo consta di una galleria per esposizioni temporanee, di spazi per conferenze e laboratori di ceramica, di un teatro all’aperto e un bookshop. È uno dei primi sentieri dell’arte moderna riconosciuti dalla Regione Toscana (TRAART) e da gennaio 2022 fa parte del Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano SMArT. Il 12 giugno 2021 è stata costituita la Fondazione Italo Bolano ed è in corso un progetto di ristrutturazione del Museo per adeguarlo ai più moderni standard museali e aprirlo ad una sempre maggiore fruibilità di giovani, di elbani e di ospiti che da tutto il mondo giungono all’Elba.
Quest’anno Mimmo Roselli sarà il primo artista di fama internazionale che inaugura la nuova stagione espositiva al Museo. A breve saranno istituiti bandi di concorso per avere artisti in residenza.
Contatti
Open Air Museum Italo Bolano
Via Scotto, 14 – San Martino, Portoferraio (Isola d’Elba)
Alessandra Ribaldone +39 338 6996406
arte@italobolano.com | www.italobolano.com
Informazioni
Opening: sabato 8 luglio ore 18.00
Apertura al pubblico: dal 9 luglio al 3 settembre
Orario: dal martedì alla domenica | h 10 – 13 e 16 – 20
Link al sito dell’artista: www.mimmoroselli.net